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Spy - Recensione

20/07/2015 | Recensioni |
Spy - Recensione

Dopo Corpi da reato (2013) e Le amiche della sposa (2011), Melissa McCarthy, attrice feticcio di Paul Feig, ritorna nelle vesti e nei travestimenti di un’insolita eroina, una bizzarra spia agile e scattante, nonostante le sue rotondità. Con i suoi camuffamenti, le gags e i divertenti dialoghi, il femminile Spy, uno 007 in gonnella… e parrucche, regalerà tanta energia e colpi di scena.

La spia in questione è Susan Cooper (Melissa McCarthy) una normale analista della CIA che lavora dietro le missioni più pericolose condotte dall'Agenzia. Quando il suo partner (Jude Law) sembra scomparso e un altro agente (Jason Statham) è compromesso, si offre volontaria per infiltrarsi sotto copertura nel mondo di un commerciante di armi di contrabbando per prevenire un disastro globale.

Da sempre, descrivere l’universo femminile in chiave comica, è lo scopo principale di Feig, questa volta a distinguersi in un universo prettamente maschile, quello delle spie in incognito, è Susan Cooper, una “bodyguard” a distanza, che segue passo passo il suo affascinante e patinato “Bond” Jude Law, completamente succube di lui.

Rispetto ai classici personaggi femminili di Feig, Susan Cooper ha però una marcia in più. Non preoccupandosi affatto della sua rotondità, facendone sfoggio senza problemi, ad un certo punto prende le redini del gioco e con un coraggio, ben superiore a quello dei colleghi uomini, porta a termine la sua missione top, anche se poco secret.

Se infatti è semplice capire come possa svilupparsi la narrazione, come un tipico film alla 007 (armi segrete, viaggi intercontinentali, casinò ecc), sono invece inaspettate le numerose gags e dialoghi spontanei e genuini, così come la scioltezza di Melissa McCarty, che sfodera il suo sorriso, la sua agilità e la sua classica autoironia.

In Spy c’è spazio anche per il romanticismo, anche se per poco. È la donna stessa infatti a porsi al centro, a voler primeggiare sull’uomo, finendo per relegare la figura a maschile a pallone gonfiato (Statham) o patinato e superficiale playboy (Law e Bobby Cannavale).

Nonostante qualche accenno, anche se minimal rispetto alle pellicole precedenti, a temi volgari, unico punto fiacco del film, Spy riesce comunque a tenere viva l’attenzione, la suspense ed è una vera e propria carica adrenalinica di risate e colpi di scena, caratterizzato dagli ingredienti tipici dei film d’azione, mescolati però a quelli della commedia, che danno vita ad un’esplosione di scene divertenti, una dopo l’altra.

Alice Bianco

 


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